Cosa si intende per autunno del Rinascimento e quale importanza hanno le Arti suntuarie a partire da questo periodo?
L’autunno del Rinascimento (1570-1630) è il periodo che si associa alla Controriforma. Si ha in questi anni una grande trasformazione nel mondo delle arti minori.
Nell’alto medioevo le arti applicate e l’oreficeria hanno un ruolo centrale, poi comincia l’ascesa delle arti maggiori e l’oreficeria rientra in gioco solo quando è praticata da qualche artista che però fa anche altro
Poi le arti applicate riemergono nel corso del 1800 con altri movimenti ma in realtà queste arti sono ancora centrali durante il 1500 e il 1600
si ispira a Pollock ma è un’opera particolarmente recente
sono dipinti non figurativi che rientrano nella galassia dell’espressionismo americano
vorrebbero evocare la profondità del mediterraneo, e dei suoi paesaggi (rosso sangue, blu mare, giallo sole→ come nella battaglia di Lepanto)
il pontefice Pio V che era stato l’artefice della Lega Santa valorizzò il nesso tra il 7 ottobre (data della vittoria della battaglia) e la festa della Madonna del Rosario, attribuendo alla vergine del rosario l’intercessione decisiva per il buon esito della battaglia. Da questo momento l’iconografia della madonna del rosario prese a moltiplicarsi
Questi conflitti cinquecenteschi hanno attivato una riflessione artistica contemporanea, ci si rende conto che in qualche modo questi conflitti continuano ad agire e hanno delle ricadute nel mondo contemporaneo
E’ un manufatto di arte applicata: è un tessuto che ha una funzione. E’ un velo da calice ricamato in un laboratorio piemontese lombardo tra fine 500 e inizio 600; doveva essere posto sopra il calice durante la celebrazione della messa e quindi ha una funzione liturgica.
oggetto straordinario per il tripudio di iconografia floreale, la madonna è risucchiata da una trama decorativa dove i veri protagonisti sono i fiori
Alcuni fiori sono dentro delle canestre e questo è un tema modernissimo per quegli anni (es canestra caravaggio).
Molti di questi fiori sono indicati come specie esotiche allora come molto di moda, ad esempio per i 4 TULIPANI agli angoli →
nel 500 il tulipano era un tipico fiore turco; pare che i primi bulbi arrivino in Europa come una sorta di dono diplomatico
la coltivazione dei tulipani comincia in Olanda negli anni novanta del 1900
i museulmani versavano litri di sangue ma poi si scambiavano i bulbi di tulipani e quindi potrebbero aiutarci a leggere questa idea di scontro ma poi riconciliazione. Le arti figurative sono un documento interessanti di questi scambi
Non è un quadro ma uno scudo di legno→ una rotella da parata
Scudo che funzionava quando il committente se lo metteva al braccio e lo portava in giro durante una parata, una festa, un corteo ecc
anche Caravaggio in qualche modo ha cercato di rispecchiare la tradizione, imitando una decorazione agemina → ageminatura dorata tipica degli studi realizzati in ferro ed acciaio. (Ageminatura=Lavorazione artistica a incastro di metalli, mediante la quale si ottengono risultati policromi)
pur nel rinnovare la tipologia dello scudo, Caravaggio inserisce la cornice che imita l’ageminatura per ribadire che dopo tutto quello è pur sempre uno scudo
Arnold von Brienz è stato il fondatore del monastero di Seedorf presso Lucerna, 1179
stucco su legno con leone
leone che si propone quasi come pura decorazione araldica, già nel XII secolo uno scudo era molto vicino a una scultura
è un oggetto che serve a contenere il sale e a valorizzare il gusto di chi la possiede proponendosi come scultura preziosa
esprime il gusto del manierismo
è una scultura che nasce con una particolare funzione, è una scultura applicata
probabilmente è stato intagliato a Salerno tra XI e XII secolo, molto influenzato dal mondo mediterraneo musulmano
astuccio che doveva ospitare degli strumenti di scrittura
è in avorio e particolarmente decorato
busto composto di due parti:
la testa, realizzata da Pompeo Leoni
il busto, realizzato nel ‘700 per portare la testa
il busto è di terracotta dipinta, la testa invece è d’argent
è un po’ come fosse una testa reliquiaria → questa testa prima dove stava?
è stato suggerito che potesse stare su un’armatura
e le misure effettivamente corrispondono:
evoca anche la tradizione dei busti reliquiario ma in questo gioco di evocazioni entra il gioco il corpo dell’imperatore
elmo che riproduce le fattezze di Carlo V, i capelli e la barba quando era indossata erano sbalzati nell’acciaio e poi dorati
un elmo come questo funziona al meglio quando viene indossato
il reliquiario è un oggetto trecentesco molto prezioso che però lascia in vista la reliquia
è stato rubato dalla Mafia del Brenta
questa interazione tra corpo e oggetto artistico è evidente al momento in cui il padre di Pompeo realizza questa scultura
a parte l’artista fonde nel bronzo un’armatura che riveste il corpo nudo→ è un’armatura molto pesante
in questo modo Leone Leoni valorizza il ruolo dell’armatura come oggetto d’arte
gli oggetti di arte applicata sono il frutto d un’interazione di oggetti diversi che può comportare il recupero di pezzi più antichi
busto di un imperatore romano che è il frutto di un assemblaggio: il plinto in pietra è ottocentesco, il busto è quasi certamente un’opera veneziana del 1500 e la testa è in calcedonio e dovrebbe raffigurare l’imperatore Adriano
ci sono 3 interpretazioni sulla cronologia:
la testa è romana, II sec d.c
la testa non è romana ma medievale, realizzata in un laboratorio che lavorava per Federico II
la testa è romana ma è stata rilavorata al tempo di Federico II, in particolare la barba sembra che sia stata nuovamente incisa e riscolpita
grazie a questo assemblaggio gli oggetti incontrano una nuova vita
Manina d’argento che regge un piccolo disco, anch’esso d’argento → si tratta di una moneta. Perchè una moneta ellenistica è esibita in una mano d’argento che è dentro la teca?
La teca è realizzata da un orafo di Zara che esibisce questa moneta ellenistica, ma se è stata tesaurizzata nel tesoro di una chiesa evidentemente avrà un valore che trascende quello di oggetto prezioso, altrimenti non sarebbe nel tesoro di una chiesa
la moneta è infatti una reliquia a contatto → è la meglio conservata delle monete di Giuda
il denaro è un cimelio, è un qualcosa che parla del sacrificio ma del tradimento→ viene risemantizzata e conservata perché creduta moneta di Giuda
Effige nel Pietro Vannini, Reliquiario della Madonna della Filetta. Amatrice, Museo Civico
effige all’interno di un reliquiario tardo gotico di Pietro Vannini
L’effige, un cammeo, è trovato da una pastorella in un campo dove verrà poi costruito il santuario della Filetta.
E’ un cammeo romano raffigurante la dea Diana ma dal 1472 è ritenuto un’immagine della Vergine Maria
Tutta la storia è documentata dagli affreschi di Pierpalma da Fermo nel santuario della Madonna della Filetta
Il cammeo romano va incontro a una vita nuova perché viene risemantizzato e reinserito in un nuovo contesto→ reimpiego molto atipico
La storia dell’effige contenuta nel reliquiario tardo gotico di Pietro Vannini è documentata dagli affreschi di Pierpalma da Fermo nel santuario della Madonna della Filetta
Il cammeo appare alla pastorella e gli operai stanno già procedendo allo scavo di fondazione del santuario e sono tutti più piccoli
si vede chiaramente che il cammeo è quello tuttora conservato
Il cammeo romano raffigura la dea Diana, ma dal 1472 è ritenuto un’immagine della Vergine Maria; va quindi incontro ad una vita nuova perché viene risemantizzato e reinserito in un nuovo contesto→ reimpiego molto atipico
Altdorfer raffigura la presunta ostia, ma trasparente, fa pensare che si tratti di un restauro dell’opera carolingio
→ è possibile che al tempo del pittore l’oggetto fosse percepito come così prezioso da dover essere inserito in questa figurazione
Questo spunto pittorico (insieme alla Santa Chiara di Girolamo Mazzola Bedolli) ci danno qualche suggerimento per capire come questi microintagli potessero essere reimpiegati nella prassi del tardo medioevo e nei primi secoli dell’età moderna
Girolamo Mazzola Bedoli, Santa Chiara, Napoli, Museo di Capodimonte
al centro della teca c’è un’ostia ma che anche in questo caso (come per il pannello di Altdorfer con S. Margherita e S. Barbara) è trasparente e mette in scena il crocifisso con i dolenti
questi due spunti pittorici ci danno qualche suggerimento per capire come questi microintagli potessero essere reimpiegati nella prassi del tardo medioevo e nei primi secoli dell’età moderna
Questo cammeo appartenuto a Federico II e intagliato nel contesto della sua corte è famoso perché a un certo punto è appartenuto a un personaggio che ha lasciato il suo monogramma sulle ante aperte dell’anta ossia Lorenzo il Magnifico
Questo cammeo ha una montatura che ha anche un retro con una decorazione che è abbastanza caratteristica dell’oreficeria parigina del 1400→ questo oggetto tra ‘300 e ‘400 stava probabilmente a Parigi e poi è entrato nella collezione di Lorenzo il Magnifico
ambone
Nicola di Verdun grandissimo orafo
manifesto che riavvicina all’antico anche ricorrendo al contributo delle gemme che continuano a essere collezionate per tutto il tardo medioevo e per tutta l’epoca moderna
-molti cammei sono antichi ma in maggioranza quello che vediamo risale alla metà o alla fine del 500
sono tutte gemme nate con una destinazione e funzione e poi recuperate in un diverso contesto che però ne ha garantito la sopravvivenza
operazioni di questo genere si prestano quando le opere sono minuscole
Stauroteca = reliquiario che contiene un pezzo della vera croce
questo argentiere monta su una croce d’argento di fisionomia barocca degli elementi che provengono da una stauroteca più antica di cui si volevano conservare alcune parti
4 placchette a smalto sul retro e pietre incastonate in argento dorato che sono estranee alla logica formale dell’argento del 1700
il cristo benedicente uscito da un laboratorio normanno della fine del XII secolo → smalto realizzato con la tecnica del cloisonné
oggetto nuovo che viene valorizzato dal recupero di questi elementi più antichi
arriva a Ivrea abbastanza tardi
questo è un cofanetto d’avorio che diventa poi successivamente un reliquiario
ci sono delle appliques in bronzo
cofanetto che nasce in epoca normanna e doveva servire a custodire degli oggetti preziosi, niente fa pensare a una destinazione religiosa: ci sono nudi danzanti e combattenti e sull’altro lato ci sono leoni e draghi
cassetta realizzata in ambito bizantino poi subisce una riconversione perchè viene arricchito di placchette ed elementi bronzei che servono a rafforzare i punti deboli (es ruota solare che è una sorta di nuova serratura)
questa operazione di abbellimento avviene in area arabo islamica musulmana→ diventa un oggetto di lusso che fa apporre delle appliques
L’oggetto arriva poi in Italia e torna in campo cristiano: viene adibito a reliquiario
siamo davanti a un oggetto che è il risultato di una sovrapposizione di fasi storiche differenti
è un vero e proprio pastiches dove il punto di forza, ossia la testa, è in realtà una testa tardoantica che raffigura un principe o una principessa
Corona e allestimento che è in parte tardo-carolingio e in parte dell’XI secolo: operazione di riconversione, reimpiego e risemantizzazione
statua oggetto di venerazione quasi idolatrica, assomiglia infatti un po’ a un idolo pagano
quello che vediamo è il risultato di un montaggio avvenuto in epoca carolingia di materiali eterogenei e di pietre preziose preesistente
la statua ha un’anima di legno, la testa è un oggetto di recupero proveniente dalla tarda antichità → probabilmente un volto maschile (ritratto imperiale del IV-V secolo)
stilizzazione antinaturalistica che qualifica la ritrattistica imperiale da Costantino in avanti + ci sono anche elementi dell’XI secolo e tardo gotici
moltissimi oggetti di arte applicata sono in realtà un sistema di altri oggetti che insieme formano un oggetto nuovo e per questo sono spesso soggetti a rielaborazioni continue
si tratta di due valve intagliate che fungono da 1’ e da 4’ litografia e che all’interno prendono delle tavolette di avorio sottili e lisce perchè erano destinate alla scrittura (es potevano esserci delle preghiere)
questo libretto è stato intagliato e già verosimilmente dipinto con una doratura discreta a Parigi alla fine del Duecento; qualche tempo più tardi qualcuno ha pensato di dipingere almeno alcune delle facce delle placchette lisce
Come sappiamo che l’intagliatore e il pittore non hanno lavorato insieme? lo sappiamo grazie all’analisi stilistica, poiché l’intaglio è stato realizzato probabilmente a Parigi, mentre la pittura a Colonia una trentina di anni dopo
La pittura non è stilisticamente calibrata sulla scultura; la veste pittorica ne ha letteralmente cambiato i connotati
→ il pittore ha cercato di entrare in sintonia con quello che si poteva già vedere, a volte addirittura completandolo (come è nel caso dei re magi, diventando una sorta di Adorazione dei Magi)
avorio che viene adornato da una policromia che non si limita ad abbellire l’intaglio ma aggiunge nuove figure e cambia i connotati all’opera
Seconda metà del IX secolo→ madonna con bambino in trono
è una placchetta veramente molto sottile
c’è una discrepanza tra recto e verso: il lato preesistente è il retro, ossia il giardino che faceva parte di un altro elemento che probabilmente è precedente; dal verso opposto era liscio
oggi si tende a ritenere che i pezzi smontati e rielaborati siano stati intagliati qualche decennio prima in Egitto e probabilmente facevano parte della decorazione di un mobile (che è stato poi smantellato, per ragioni che non conosciamo)
per rilavorare una placchetta d’avorio bisogna solo togliere ma non aggiungere
è probabilmente della stessa bottega e anche qui è stata compiuta la stessa operazione di rilavorazione
si smantellava un oggetto di avorio e se c’era spessore si lavorava sulla faccia non scolpita
rilavorazione totale
il processo di lavorazione ci fa riflettere sulla lunga vita che molti di questi oggetti hanno avuto
Le pietre possono avere alle spalle una vita molto lunga
questo è un busto confezionato nella francia settentrionale intorno al 1210-1210; busto che sta dentro a una testa con una superficie argentea parzialmente dorata
questo oggetto ha una struttura molto comune ai reliquiari a busto del medioevo: ha un’anima di legno che serve a sostenere queste lamine
questa testa di alta qualità è quindi una struttura a tutti gli effetti. Quello che sembra un reliquiario è in realtà il risultato di una compenetrazione di due oggetti differenti
l’immagine d’argento è molto più severa→ i lineamenti sono più duri
a volte l’oggetto suntuario è il rivestimento o l’abbellimento di qualcos’altro
è proprio la testa che ci permette di stabilire dei confronti con la scultura in legno e in pietra della Francia del Duecento. Vediamo la somiglianza tra la testa lignea e la testa di S. Stefano nella chiesa di Saint-Etienne a Sans
siamo davanti a un dialogo proficuo tra la scultura in legno e la scultura in metallo, in realtà un falso ossia oreficeria
l’oggetto d’arte suntuaria da questo punto di vista è una sorta di contenitore
Arrivato da Saragozza nel 1606 tramite il Generale dei Carmelitani Padre Enrico Silvio Henrici, che l’aveva avuto
dal Provinciale dei Carmelitani d’Aragona, Juan Sanz
scarpina d’argento dorato arrivata ad Alessandria nel 1606 direttamente da Valencia
questo è il contenitore in metallo prezioso della scarpa che viene realizzato così perché prende la forma dell’oggetto: realizzare dei reliquiari che avevano la stessa forma della parte anatomica conservata all’interno
questo reliquiario è costruito in modo da poter proporre due punti di vista diversi
ci sono elementi che sembrano degli speroni, ma fungono in realtà da piedistallo quando la scarpa è posta in verticale; quando invece è stesa non abbiamo la percezione della suola → non possiamo mai vedere l’oggetto nella sua interezza
quasi tutti gli oggetti di arte applicata pongono dei problemi di PROSSEMICA→ il gioco delle distanze razionali, serve a capire qualcosa delle percezione delle opere d’arte, quando le persone potevano avvicinarsi a un reliquiario per gustare di una visione ravvicinata?
molti di questi oggetti non vivevano in una dimensione pubblica ma anche decisamente privata; dovevano far scalpore certi oggetti di arte applicata che nascevano con una certa dimensione monumentale
questa statua nacque per essere collocata all'aperto, all’epoca stava in Piazza Maggiore a Bologna
statua monumentale con anima di legno, rivestita in lamine di rame dorato con alcuni elementi in bronzo
il tutto era arricchito da veri e proprio inserti di arte orafa. Anche nei forellini sulla tiara vi dovevano essere delle decorazioni
il bronzo è un materiale che gode di una certa ricchezza→ è un lega importante in quanto è legata a un simbolismo molto aulico e imperiale, come nelle statue degli imperatori
anche tra le pietre esistono delle gerarchie, sicuramente il marmo è più prezioso di una semplice pietra caucasica; il porfido verde e rosso sono pietre di grande valore simbolico che si collegano a un’idea di potere imperiale
col metallo si potevano realizzare anche delle statue monumentali, quindi le arti del metallo non rimangono solo in piccolo formato
tiraporte in bronzo
sono tipici elementi di corredo dell’architettura
questo picchiotti sono firmati e datati
la scrittura è molto precisa e decorata
il picchiotto serve a bussare, ma non ha tanto senso un picchiotto in una porta della chiesa e quindi ha più una funziona di tiraporte, servivano quindi ad aprire e chiudere le porte come se fossero delle maniglie
l’interazione con l’architettura può avvenire in forme sistematiche
In questa regione le chiese romaniche presentano i caratteri di una sobrietà costruttiva e decorativa
l’elemento di maggior decorazione è dato dalle ferrature sui portali antichi: sono ferrature antiche in ferro battuto e avevano la funzione di irrobustire la porta e anche di decorarla
fulcro visivo che nell’economia ottica del portale valeva più di sculture che in molti casi nemmeno c'erano
il ferro vale meno dell’oro e dell’argento ma è il metallo medievale più necessario di tutti: con il ferro si potevano realizzare molti oggetti che entravano in sintonia con architettura ma anche con oggetti di arte figurativa propriamente detta
ci sono dei casi in cui questa semplice decorazione poteva sostituire dal punto di vista ottico un eventuale corredo scultoreo
inizio del 1200, proviene probabilmente dalla Val d’Aosta
questi cancelli stavano all’interno delle chiese e delimitavano degli spazi liturgici
si trovano anche a Palazzo Madama o anche a Conques, S. Foy (3’ immagine) → cancellate più o meno contestuali all'edificio che li ospita; interagiscono l’architettura ma fanno esse stesse da filtro visivo
il caso di Conques ci ricorda anche che molti oggetti in ferro possono essere stati creati sin dall’origine per entrare il relazione con un’architettura
elementi di arredo dell’architettura molto utili
il tema dell’elemento suntuario che diventa elemento d’arredo poteva essere affrontato anche in temi più aulici
transenne in bronzo anticheggianti che ripropongono un’idea dell’antico
molti oggetti in ferro possono essere stati creati sin dall’origine per entrare il relazione con un’architettura
sono elementi di arredo dell’architettura molto utili
Il rettore della chiesa avrebbe avuto la visione dei martiri che entravano in chiesa ciascuno portando una croce simbolica→ esclusività dello spazio sacro che è definito con grande puntualità
architettura tardogotica molto sobria, arricchita dagli elementi di arredo → iconostasi lignea sormontata a sinistra da un baldacchino
ci sono 3 pale d’altare su 3 altari e uno ha una definizione particolarmente moderna
quello che colpisce è constatare come alle travi che si innestavano sulle basi d’imposta degli archi erano appesi numerosissimi oggetti di cera, che documentano una grande attività devozionale
poi ci sono anche dei modelli di navi che erano stati da marinai, capitani marittimi che erano sopravvissuti a naufragi o assalti di pirati
la chiesa dell’annunziata era quasi impraticabile per la quantità degli ex voto presenti
chiesa piena di oggetti e questo senso dell’allestimento ha condizionato a lungo la percezione degli spazi e la percezione degli oggetti di arte suntuaria
nel secondo 600 i reliquiari sono giunti tutte assieme qui, è una sorta di opera d’arte totale dentro a una cappella concepito in funzione delle reliquie
architettura nuova e moderna che ingloba oggetti preesistenti
caso classico in cui gli oggetti di arte suntuaria entrano in relazione con l’architettura
in origine non era un altare a sportelli, in origine era un ambone e i vari elementi dovevano formare una specie di cassa
siccome le placchette sono molto piccole dovevano richiedere una contemplazione molto ravvicinata
queste placche si assimilano di più a uno scrigno che a un elemento di arredo architettonico da contemplare da lontano
Inizio XI secolo
probabilmente questo è un precedente per Nicola da Verdun
lo sbalzo colorato dialoga con degli inserti di avorio, dialoga con un gran numero di gemme e pietre preziose
questo oggetto è un prodigio di sbalzo ma è anche un grande lapidario tridimensionale e un elemento di arredo architettonico
induce a rivedere certi luoghi comuni sulla scala degli oggetti dell’arte del metallo
microscultura ma con oggetti che appartengono a una macrodimensione
le arti applicati comportano molto spesso una certa serialità di esecuzione: riprodurre più oggetti con lo stesso aspetto (es: smalti di Limoges oppure le armi e nella contemporaneità per esempio le sedie di Charles Rennie Mackintosh, l’oggetto continua ad essere prodotto oltre la vita dell’autore)
molti oggetti di arte applicata servono a produrre serialmente altre opere, come le matrici
molto spesso si usavano le matrici in bronzo con le immagini in negativo
matrice unica ma utilizzata per creare l’impronta sulla cera in modo seriale
siamo davanti a una produzione di multipli, opere quasi tutte simile ma con caratteristiche variabili a seconda di vari fattori
l’impronta è una traduzione degna di quello che si vede ora a Boppard
parlando di serialità va da dire che la serialità non va sempre intesa in termini metallici, ma anche di pezzi che funzionano solo in relazione ad altri pezzi
avorio intagliato probabilmente in Italia Meridionale, inizio XII secolo
erano pezzi degli scacchi
noi ammiriamo gli oggetti come piccole sculture ma dovremmo immaginarcelo in rapporto ad altri pezzi che andavano a formare due serie complete di microsculture e il sistema funzionava al meglio quando era al completo
fatto in ceramica, tra Siria e Persia tra XII e XIII secolo
ciascuno di questi oggetti può avere un valore per sé ma funziona in rapporto a tutti gli altri
realizzato in pasta vitrea probabilmente in Siria
pezzo Erratico
tutte queste produzioni danno quasi sempre un problema di autorialità ma almeno nel Medioevo sono firmati molto più frequentemente oggetti di arte suntuaria che le sculture
si legge bene questa iscrizione che è stata ripristinata nell’800
iscrizione peregrafica con il nome dell’artista e la data e anche la quantità di oro e d'argento che ha impiegato, 109 marche d’argento e 6 d’oro → 1 marca corrispondeva circa a mezza libbra
il fatto che ci si preoccupasse di evidenziare quanto materiale era stato fuso significa che evidentemente c’era una grande consapevolezza di una qualità dell’opera che consisteva nel suo valore materiale
forse provenienti da un reliquiario, forse un altare portatile con una pietra
sono placchette di rame parzialmente dorato e smaltato
presentano iscrizioni:
1’ iscrizione: Il servo prima nominato plasma doni graditi a Dio. Possa l'angelo portare in cielo il donatore in seguito al suo dono, ma non subito, affinché ciò non crei dispiacere all'Inghilterra, poiché da lui dipendono la pace o la guerra, l'agitazione e la calma
2’ iscrizione che celebra il committente: L'arte è superiore all'oro e alle gemme, ma prima di tutto viene il committente. Enrico, vivo nel bronzo, porge doni a Dio. Per intelligenza pari alle Muse e superiore per eloquenza a Marco [Cicerone], il suo onore lo rende gradito agli uomini, la sua moralità alla sfera celeste
il vescovo Enrico doveva essere un vescovo inglese (Enrico di Blois, vescovo di Winchester)
l’arte è superiore all’oro e alle gemme e anche il committente è superiore all’arte; al tempo stesso l’artefice capace di lavorare in questi termini il metallo prezioso viene particolarmente celebrato → storia piuttosto lunga
separazione dei ruoli a condivisione di elogi
fuori c’è una sorta di festa di paese
La vanità è rappresentata dagli oggetti di lusso e beni preziosi→ tenore di vita molto elevato e non necessariamente spirituale
poi ci sono anche armi a sinistra → simbolo della gloria militare, la vanità della vanità
ci sono anche vari oggetti di arte applicata disseminati lungo il pavimento, ci sono suppellettili, elementi di arredo, un tappeto persiano con una specie di natura morta
c’è una vanità legata anche all’esercizio della scienza, ci sono compassi, pappagalli esotici ecc→ ricerca di esotismo
ci sono anche materiali da gioco, carte ecc
il gran mondo delle arti applicate tra ‘500 e ‘600 è associato a un’idea di preziosità ma in qualche modo alimenta anche l’impero del lusso e questo orizzonte è in parte ambiguo e pericoloso e deve essere governato (come a dire che le arti applicate possano condurre alla perdizione)
l’allegoria del fuoco è una sorta di grande e delirante catalogo di tutto quello che si può fabbricare con il fuoco, quindi essenzialmente vetri e metalli
è una specie di grande officina (fucina?) dove si produce di tutto e questi materiali sono un repertorio estremamente variegato e sontuoso di quel che tra 500 e 600 veniva legato alle arti del metallo
ci sono anche inglobati elementi naturali, come corallo
il lampadario riproduce delle forme caratteristiche della produzione di officine tedesche e renane che proponevano dei lampadari tardogotici
questo lampadario è molto simile a quello che si vede nella sala del dipinto di Brueghel figlio, forse era un lampadario che avevano in casa; in questo caso è in bella vista ed è l'oggetto più riconoscibile
tra fine ‘500 e ‘600 le arti minori erano al centro dell’orizzonte visivo
questi oggetti sono di fatto delle miniature in quanto anche il quadro è di piccole dimensioni
Dipinto su rame, uno dei più grandi che esistono
il rame tra ‘500 e ‘600 è un materiale che si presta a realizzare opere per la devozione individuale, come in questo caso
Giudizio universale che assomiglia particolarmente al Giudizio Universale di Beato Angelico a Berlino
Pio V commissionò infatti a Spranger di farne una copia che però è come una reinterpretazione e riattualizzazione del dipinto dell’Angelico
Egli elimina il fondo oro e aggiunge anche elementi di paesaggio, cambia anche qualcosa della composizione, la mandorla è semplificata e gli angeli della passione sono solo 3
non attualizza l’abito dei laici semmai rende un po’ meno schematico e un po’ più ombroso e caotico l’inferno
insistenza sulla passione e sul sacrificio di cristo come passaggio universale sulla via della redenzione
Spranger inserisce anche un ritratto di Pio V a sinistra
vanno all’inferno anche suore, frati vescovi e cardinali per cui non si fanno sconti
il castigo dei dannati è un ulteriore esercizio di stile che reinterpreta l’Angelico senza attualizzare troppo i costumi
Il motivo della committenza: questo dipinto viene destinato quasi subito alla chiesa del convento domenicano di Santa Croce a Bosco Marengo, sembra che dovesse essere collocato sulla tomba dello stesso Pio V a Bosco Marengo
Anticamente i tre pannelli costituivano un’unica tavola
figure che hanno un’importante struttura corporea
questo può essere identificato come il modello del Giudizio Universale di Bartholomeus Spranger (1570) Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda.
Pio V infatti commissionò Spranger di farne una copia → pittore che mostrava un certo per una pittura tardo manierista → gli chiede di eseguire una copia che però è come una reinterpretazione e riattualizzazione del dipinto dell’Angelico
Ulisse e Circe
Sempre Ulisse/Odisseo e Circe
La ninfa Salmacide ed Ermafrodito
Eracle e Onfale
Pittore del manierismo che qualche anno prima dipinge il Giudizio Universale (1570) a Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda, incredibilmente diverso da questi dipinti.
Al convento domenicano di Santa Croce a Bosco Marengo, Pio V che aveva commissionato il Giudizio Universale a Spranger (1570) fa arrivare anche questa opera
Si data intorno al 1470 per commissione della famiglia Portinari ma passato poi nel patrimonio dei Medici, apparteneva a Cosimo I quando poi decise di donarlo a Pio V
Questo dipinto poteva piacere a Pio V perchè rappresentava il paradigma di un’arte devota che consentiva anche un certo esercizio di una devozione individuale che in questo momento stava tornando di moda
E’ una rappresentazione in simultanea di tutta la passione del cristo che comincia con l’entrata a Gerusalemme in alto a sinistra e che finisce con il noli me tangere → perfetta unità di luogo, tempo e azione
Sembra di assistere a una sorta di sacra rappresentazione che si sposta nei luoghi di Gerusalemme
E’ un dipinto concepito per stare in casa e non si capisce bene dove dovesse essere collocato a Bosco Marengo
Meditazione sulle varie tappe della meditazione perché l’occhio si può spostare seguendo le varie tappe
Anche qui siamo davanti ad un’opera di un’altra cultura che viene riattualizzata e fatta propria in una cultura riattenta al passato → è una sorta di baluardo, una difesa, contro la grande ondata islamica rappresentata dall’impero ottomano
Era nel mercato antiquario ed è stato acquistato da poco dallo stato, non si sa ancora chi sia l’autore
questo busto è notevole perché al di là della fisiognomica non proprio esaltante si segnala per la grande attenzione alla suntuarietà → consapevolezza delle potenzialità plastiche delle arti tessili
ritratto ufficiale di un pontefice che viene eletto papa all’età di 62 anni
Notizie biografiche su Antonio Ghislieri
i suoi anni di pontificato sono pochi ma riuscirono a imprimere una svolta decisiva anche alle arti figurative soprattutto in rapporto al fenomeno della controriforma
E’ raffigurato come un asceta e ci sono buone probabilità che questo dipinto sia un ritratto di Pio V in veste di Tommaso d’Aquino → raffigurato nelle sue vesti di inquisitore domenicano
sembra che il crocifisso che ha parlato a san Tommaso non sia così piccolo ma una croce di grandi dimensioni
il crocifisso è un attributo molto ricorrente nell’iconografia di Pio V → miracolo avvenuto perchè i suoi amici lo vogliono avvelenare e cospargono di veleno le gambe e i piedi del crocifisso ma quando Pio V si avvicina al crocifisso capisce che c’è qualcosa che non va non lo bacia e si salva
qui in primo piano ci sono tutti gli oggetti del mestiere, oggetti di devozione ma anche strumenti per scrivere→ san Tommaso/Pio V è circondato da atributi importanti, un po’ come dire che un asceta ha bisogno di un piccolo arsenale che è fatto anche di piccole immagini e piccoli oggetti, qui rappresentati con grande attenzione al dato materiale
questo riguarda anche le insegne del potere
Realizzato quasi interamente in avorio
questo pastorale è stato donato da Pio V al vescovo di Fano, ma era il pastorale che lui possedeva in quanto vescovo di Sutri
è un oggetto un po’ strano per la metà del ‘500→ es nodo a forma di edicola, Annunciazione più in alto che si fanno fatica a collocare nel 1500, ricorda iconografie più antiche
ci sono due spiegazioni: o Pio V ha commissionato a un atelier cinquecentesco un pastorale più antico oppure semplicemente ha comprato un pastorale antico che era stato fatto per qualcun altro e l’ha fatto proprio riattualizzandolo→ questa seconda opzione è la più probabile
il passato viene riattualizzato e risemantizzato→ è come se in questo caso Pio V volesse farci sapere che un uomo di religione ma di governo nel medio 500 fondava il suo prestigio e la sua autorità anche sull’esibizione di oggetti belli e importanti che venivano dal passato e legittimavano la sua autorità, il suo ruolo e il suo prestigio
politica delle immagini che ha il suo centro nel convento di Santa Croce a Bosco Marengo
Tterritorio parte della Lombardia Asburgica
Informazioni generali
Alessandria prende il nome da Papa Alessandro III → rivale di Federico Barbarossa
Già nel 1576 papa Pio V fonda il grande convento domenicano dedicato a Santa Croce a Bosco Marengo in provincia di Alessandria
voleva realizzare una sorta di cantiere di lotta di quella che poi sarebbe stata chiamata controriforma
immenso convento comprendente una chiesa e fabbriche conventuali distribuite intorno a due chiostri
Pio V aveva voluto costruire attorno a Bosco Marengo una sorta di città ideale un po’ come a Pienza → visione utopica e anche un po’ megalomane
Cronologia dei lavori ed artisti a Bosco Marengo
La progettazione della facciata e l’orientamento
Pio V nel 1566 (data fondazione del convento di S. Croce e Ognissanti a Bosco) commissione a Vasari una sorta di dipinto di prova e si rivolge a Vasari vedendo in lui essenzialmente un pittore e non un architetto
La facciata della chiesa è solitamente attribuita al Vignola
I progettisti e le menti pensanti vengono da fuori e che già lavoravano nelle grandi fabbriche papali
Può destare una certa impressione la presenza di EGNAZIO DANTI, che lavora a Bosco nel 1567 e 1569, per fare dei rilievi topografici probabilmente legati alla fondazione della città ideale
Probabilmente Danti è stato fondamentale per orientare completamente la chiesa perchè egli, perugino di origine, era un frate domenicano
Oggetto firmato e datato 1568
E’ uno strano oggetto di ottone che serve a calcolare i seni e coseni
Strumento dedicato a Cosimo de Medici e ci riporta al fatto che anche gli strumenti scientifici potevano avere un valore e una qualità estetica
EGNAZIO DANTI lavora anche a Bosco (nel 1567 e 1569) per fare dei rilievi topografici probabilmente legati alla fondazione della città ideale. Probabilmente Danti è stato fondamentale per orientare completamente la chiesa perchè egli, perugino di origine, era un frate domenicano
Ogetto molto grande
Forse Danti ha contribuito a dare l’orientamento della chiesa di Santa Croce (anche x convento di Bosco)
Danti in quanto cartografo è colui che realizza gran parte della sala delle carte geografiche di Palazzo Vecchio
Non solo nel secondo ‘500 ma anche in questo momento la scienza è qualcosa che può entrare in dialogo con l’architettura e addirittura va ad arricchirla e a modificarla
Al tempo stesso questo fa sì che gli stessi strumenti scientifici siano concepiti come oggetti di straordinaria importanza e come oggetti non privi di una loro peculiare valenza estetica
Orologio solare poliedrico
E’ anche dipinto ed è estremamente raffinato
Il Bonsignori si è compiaciuto nel decorare tutte le facce del poliedro con pitture colorate e con racemi dorati che avvicinano questo oggetto alle arti del metallo
Oggetto povero in quanto a materiale ma molto raffinato perchè guarda alle arti del metallo
Anche un oggetto scientifico poteva essere concepito come un oggetto di arte applicata
La facciata
Il restauro è degli anni ‘70, tuttavia, poichè il convento è stato devastato dagli usi impropri c’è una parte che deve essere ancora restaurata
il portale maggiore è fatto di marmi pregiati
Accostamento a facciate romane coeve, come Santa Maria in Traspontina (a dx) e Santa Maria dell’Orto (a sx) → la facciata a Bosco Marengo ha caratteri vignolesi molto accentuati
-chiostro piccolo c he viene realizzato tra fine ‘500 e inizio ‘600, colonne monolitiche
Confronto con stato attuale
Volute laterali particolarmente rovinate rispetto a come si presentano adesso (restauro degli anni 70)
il degrado architettonico di questo complesso è legato al fatto che ad un certo punto è stato secolarizzato ed adibito ad usi profani: Il convento è stato carcere minorile fino al 1989, la chiesa invece no
Tecnicamente oggi il convento di Santa Croce appartiene allo Stato ed è gestito dal Fondo Edifici di Culto (FEC); la chiesa invece è gestita dalla prefettura di Alessandria, il convento è gestito dal FEC ma è dato al comune
Il convento è stato devastato dagli usi impropri e quindi c’è una parte che deve essere ancora restaurata
I materiali con cui è costruito il convento sono poveri ma sono arricchiti da un gran numero di elementi pregiati che decorano la struttura
chiostro piccolo che viene realizzato tra fine ‘500 e inizio ‘600, colonne monolitiche
buona parte delle strutture conventuali sono state intraprese e terminate in seguito alla morte di Pio V, soprattutto dal cardinale Alessandrino suo nipote
il nipote era un uomo di mondo e un grande collezionista d’arte
il chiostro grande oggi desta in condizioni problematiche→ struttura bipartita e crociato su colonne binate, mostra influssi lombardi (tra Milano e Pavia)
L’ambiente più interessante e impressionante è quello che è stato trasformato in una cappella per i detenuti del carcere, con anche affreschi novecenteschi → questo spazio a 3 navate nasce come biblioteca
Paradigma ideale di biblioteca religiosa conventuale→ Biblioteca di San Marco, tradizione culturale fatta di spazi e di libri che doveva continuare a crescere nel convento di Santa Croce
è stata dispersa quella di Santa Croce ma molti libri sono stati recuperati
Ultima foto: Biblioteca Malatestiana
la chiesa ha subito una serie sistematica di campagne di restauro che hanno riguardato la navata e il transetto e le cappelle del lato destro
Anche la chiesa viene completata sotto il Cardinale Bonelli ma alla fine del '500 le superfici interne non presentavano la policromia di oggi
Ultima foto: sullo sfondo c’è il portale del transetto che va all’esterno sul quale c’è ancora una grande tavola del Vasari che oggi invece è stata rimossa
Gli intonaci
al tempo del Cardinal Bonelli gli intonaci avevano un colore giallino e i capitelli proponevano un colore grigio della chiesa con delle insensibili dorature, è nel corso del ‘600 che viene introdotta una policromia modesta
Qui: fregio a girali con foglie d’acanto rosse e il cornicione con figure femminili e stelline nelle lunette
Policromia che doveva servire a valorizzare i marmi antichi e i marmi moderni e le opere d’oreficeria raccolte nella cappella delle reliquie
elementi figurativi nei capitelli che non erano molto comuni nelle chiese cinquecentesche
ci sono poi degli elementi grotteschi mostruosi che fanno capolino nel cornicione di stucco
le prime 3 cappelle a dx entrando presentano un assetto tardo 500esco dove ciascuna pala d’altare (tutte e 3 eseguite da pittore di area tosco romana a fine 550) è incastonata nello stucco e si espande con delle figure di santi affrescate nelle nicchie un po’ come se fossero statue (scultura e architettura dipinta)
queste pareti erano ricoperte da drappi di velluto originariamente
il ruolo della decorazione a stucco è veramente ragguardevole
Queste cappelle hanno un’impaginazione decisamente unitaria che forse discende dalla soluzione che era stata concepita per garantire degna conservazione alla prima tavola eseguita per Bosco Marengo, ossia quella dell’Adorazione dei Magi del Vasari commissionata da Pio V.
Figure che poi vengono affrescate in nicchia con cartigli e quant’altro
Sant’Antonino Pierozzi che guarisce un’indemoniata all’interno di una chiesa che è la chiesa di Santa Croce a Bosco Marengo
le prime tre cappelle a dx entrando presentano un assetto tardo 500esco dove ciascuna pala d’altare (tutte e 3 eseguite da pittore di area tosco romana a fine 550) è incastonata nello stucco e si espande con delle figure di santi affrescate nelle nicchie un po’ come se fossero statue (scultura e architettura dipinta).
In seguito Pio V commissionerà a Vasari anche la grande impresa della “MACCHINA” architettura lignea destinata all’altar maggiore con varie pale dipinte
Prima tavola eseguita per Bosco Marengo e commissionata da Pio V.
Da questa prima commissione e soluzione concepita per garantire degna conservazione alla tavola di Vasari probabilmente discende l’impaginazione unitaria delle prime 3 cappelle a dx (l’assetto tardo 500esco dove ciascuna pala d’altare è incastonata nello stucco e si espande con figure di santi affrescate nelle nicchie)
Sembra strano che Pio V possa essere rimasto affascinato da ciò ma è anche vero che la sua politica delle immagini stava muovendo i primi passi e anche lui era alla ricerca di un linguaggio paradigmatico. Nella “macchina” si disciplina e fornirà dei modelli meno bulimici
La tavola oggi è stata resecata sui lati → probabile che fosse inserita originariamente in una pala d’altare realizzata direttamente dal Vasari
Vasari viene coinvolto in questa realizzazione come pittore e non come architetto, anche se poi negli anni successivi egli cercherà di proporsi in altri ruoli
La “Grande Macchina” vasariana per Bosco Marengo. Di cosa si tratta?
Dopo l’Adorazione dei Magi (1’ tavola x Bosco Marengo), Pio V commissiona a Vasari anche la grande impresa della “MACCHINA”, un’architettura lignea destinata all’altar maggiore con varie pale dipinte
La grande macchina d’altare in legno era una vera e propria opera di architettura, quasi un complesso monumentale
Carpenteria di una gigantesca pala di altare maggiore, la macchina purtroppo è stata smantellata agli inizi del 1700→ appariva fuorimoda e viene realizzato un nuovo altar maggiore in marmo, opera di una maestro lombardo che lavorava a Genova
gli elementi e le tavole dipinte da vasari e dai collaboratori sono state riallestite in chiesa un po’ come se fossero dei quadri
ci sono studi dello stesso Vasari per lo studio dell’assetto della macchina e uno di questi è un disegno al Louvre
Dopo l’Adorazione dei Magi (1’ tavola x Bosco Marengo), Pio V commissiona a Vasari anche la grande impresa della “MACCHINA”, un’architettura lignea destinata all’altar maggiore con varie pale dipinte, quasi un complesso monumentale
Nel disegno vediamo una vera e propria architettura realizzata in regno e adornata da un gran numero di tavole dipinte e di sculture lignee
Non si capisce che si tratta di una macchina tridimensionale come invece la pala era
la macchina è stata poi smantellata agli inizi del 1700→ appariva fuorimoda e viene realizzato un nuovo altar maggiore in marmo, opera di una maestro lombardo che lavorava a Genova
Nel Particolare del Miracolo di S. Antonio, 1580-90 (ambientato nella chiesa) è rappresentata nel retro la macchina del Vasari. La macchina è riconoscibile perché corrisponde in parte al disegno del Vasari; si vede anche il crocifisso → rappresentazione orientativa
Originariamente pensata per l’altar maggiore della Pieve di Arezzo → E’ una Macchina d’altare e pala gentilizia per se stesso e per la sua famiglia
Poi viene smontata e rimontata nella Badia delle Sante Flora e Lucilla di Arezzo
E’ molto simile a quella che doveva essere la “grande macchina” per S. Croce a Bosco Marengo
Architettura che ha uno sviluppo sui fianchi e anche sul retro, la differenza principale con quella di Santa Croce consiste nel fatto che quella di Santa Croce era molto più grande ed era interamente dipinta e decorata sul lato posteriore
Vasari realizza gli ultimi due esempi di pale opistografe nella storie italiane dipinte sulla fronte e sul retro (MAESTA’ DI DUCCIO è la pala opistografa più famosa che si conosca)
Maestà di Duccio, Duomo di Siena (1308-11)
MAESTA’ DI DUCCIO, pala opistografa più famosa che si conosca
Vasari realizza gli ultimi due esempi di pale opistografe nella storie italiane (dipinte sulla fronte e sul retro) nellla macchina d’altare per S. Croce a Boscomarengo e per la Badia delle Sante Flora e Lucilla, Arezzo
i passaggi laterali sono aperti in questa ricostruzione ma in realtà erano chiusi
Giudizio universale, San Pietro martire, coppie di santi ai lati, in alto 4 dottori della chiesa, nei pennacchi quattro evangelisti
tutte le tavolette che costituivano la predella si conservano a santa Croce a Bosco Marengo
-il Giudizio al centro attualmente è appeso nella parete di fondo dell’abside dentro una cornice del 1700 dove i vari fogliami si aggrappano ad una cornice modanata a ovuli che fanno parte di quella originale
tutte le altre tavole sono state ambientate con delle cornici nuove
questa macchina d’altare celebra la redenzione e l’ordine domenicano. La macchina era fatta anche di sculture
impostazione e interpretazione più grandiosa
inclinazione intenta ai valori epidermici e di superficie rispetto al vasari
l’impianto delle 3 figure di sinistra è pressoché identico
è molto probabile che Vasari abbia realizzato la Madonna con il bambino e che Zucchi abbia fatto tutto il resto (Zucchi, Poppi e Novardini)
Vasari è comunque il regista dell’operazione e colui che ha realizzato i modelli
alcune tavole potrebbero spettare anche a Lorenzo Sabatini
Parte della macchina d’altare del Vasari per Bosco Marengo (1570 ca)
La disposizione era la seguente: Giudizio universale al centro, San Pietro martire, coppie di santi ai lati, in alto 4 dottori della chiesa, nei pennacchi quattro evangelisti
impostazione vasariana→ la prima forse è del Vasari la seconda di lui con il Poppi
La macchina d’altare di Vasari doveva avere anche della sculture: per avere un cristo così grande doveva essere davvero imponente
queste sculture sono state realizzate da degli specialisti
→ un toscano Giovanni Gargiolli (pare fosse soprattutto un imprenditore e ci sono documenti che lo vedono attivo come architetto)
l’altro è un siciliano ossia Angelo Marini ma che in realtà si era formato a Milano ed è attivo lì
si ritiene che il Marini sia l’autore del crocifisso e anche dei quattro pannelli lignei che dovevano trovarsi nelle clausure
assomiglia più a un crocifisso quattrocentesco con una concessione agli svolazzi del perizoma
due di questi sono rimasti a Bosco Marengo, uno in una parrocchia vicino e un altro a Roma
Forse era entrato nel mercato antiquario ed è per questo che oggi si trova a Roma
figure molto vivaci nella loro strutturazione anatomica con panneggi svolazzanti che dialogano con una scultura architettonica non banale
questi 4 altorilievi non hanno conservato tracciatura di policromia → il coro evidentemente doveva essere non policromo
non avere colorato questi rilievi ma anzi averli lucidati probabilmente è perchè si voleva valorizzare il colore del legno per assimilarlo al bronzo→ servire per rimaneggiare con l’arte dei lavoratori di metallo, gioco di simulazione che riguarda tutta la macchina realizzata con materiale effimero che però era interamente dorato
gioco tra arti del colore e del metallo
rapporti discontinui con la tradizione ma anche rapporto intenso con le altre arti
al netto di ciò che stato inserito dopo, ossia l’organo e la cassa, l’altare è del ‘600, la porta è cinquecentesca ed è molto simile al portale maggiore con intarsi e decorazioni molto preziosi
sembra che il Vasari non fosse mai stato effettivamente a Bosco Marengo e forse nemmeno Pio V dopo l’elezione a papa → non c’è nessun documento che attesti la presenza fisica a Bosco Marengo di un pittore della cerchia vasariana, è da pensare che lui abbia fatto tutto da distanza a Firenze
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